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Un'ambientazione
distopica. L'Inquisizione. I diavoli e la magia nera. Questi sono
alcuni degli ingredienti che Spietati gentiluomini di Ginn
Hale ci offre e che hanno fatto sì che apprezzassi questo libro.
William
Harper è un capitano dell'Inquisizione che sta indagando sulla
scomparsa della sorella, e si reca da Belimai Sykes per chiedergli di
collaborare alle indagini. Belimai è
un prodigo. Un diavolo. Ed è
ciò che di più lontano può esserci da un capitano
dell'Inquisizione. Lunghe unghie nere e dipendenza da oforio, una
droga che potrebbe essere paragonata alla nostra eroina, credo.
Harper
si alzò in piedi e aprì il lungo cappotto. Notai il collare bianco
da prete, alla gola, e anche la pistola nella fondina sotto il
braccio sinistro.
Quell’accoppiata
definiva perfettamente l’Inquisizione. Il tessuto bianco proclamava
l’autorità del capitano di giudicare e redimere le anime di coloro
che si erano macchiati del peccato. La pistola simboleggiava il
dovere molto terreno di ogni uomo dell’Inquisizione di applicare e
far rispettare la legge. La salvezza diventava molto più attraente
quando si doveva affrontare la dannazione sotto la minaccia delle
armi.
Naturalmente
Belimai, come ogni prodigo, non accetterà di aiutare il capitano
gratuitamente, specialmente dopo aver provato sulla sua stessa pelle
cosa l'Inquisizione è capace di fare. Tuttavia quello che Harper non
si aspetta è che il prezzo da pagare sarà molto più alto, a
livello personale, di quanto avesse mai pensato.
Segreti
e cospirazioni ci fanno entrare nel vivo della storia dei due
protagonisti, che ho amato da subito, nonostante siano l'uno
l'opposto dell'altro, come ci si apetta vista la loro natura. Harper
con la sua lealtà al lavoro e all'Inquisizione, e Belimai, la cui
dedizione va solamente alla droga. Ciò che li accomuna sono i
segreti che nascondono, e che ci faranno scoprire che Harper non è
poi così irreprensibile e in linea con i precetti dell'Inquisizione,
e che Belimai è più simile a Harper di quanto si possa pensare.
«Allora,
come la sta prendendo il dottor Talbott?» chiesi, solo per cambiare
argomento.
«È
piuttosto affranto.»
«Gli
hai detto la verità?»
«Non
toccava a me,» rispose Harper. «Sai cosa significa?»
«Credo
di sì, sì.» Mi versai un bicchierino e riempii anche il suo. «Era
il segreto del tuo patrigno, poi di Joan. Non era tuo diritto dirlo a
qualcuno.» Mi ero sentito così per Sariel. Non importava quanto
fosse piccolo il segreto che mi era stato affidato, non avevo voluto
tradirlo.
Ma,
naturalmente, l’avevo fatto. Harper no.
L'ambientazione
è descritta così bene, che leggendo è facile proiettarsi nella
mente le immagini della grigia città in cui i nostri protagonisti
vivono. Naturalmente i prodighi non vivono assieme alle brave persone
Cattoliche, ma sono relegate ai Bassinferi.
Il
libro a mio parere racchiude tra le sue pagine vari riferimenti, più
o meno velati, agli elementi più negativi della storia dell'uomo. In
primis l'Inquisizione, -ma questo riferimento è piuttosto esplicito
vero? -, ma anche i Bassinferi, che personalmente vedo come un ghetto
e mi ha fatto pensare ai ghetti ebraici. Nonostante la storia sia
ambientata in tempi più vicini a quelli della Santa Inquisizione,
con carrozze, lampade a olio e orinatoi svuotati nelle strade, è
facile trasporre le vicende negli anni del Nazismo. Ma anche in
qualsiasi tempo e società oppresse da tiranni e istituzioni.
«Will,
non sei al sicuro in città. Mi hanno fatto firmare una confessione.
Non volevo, ma…»
«Lo
so. Ho guardato i fascicoli e l’ho presa.»
«Davvero?»
Edward sembrava sbalordito. «Come facevi a saperlo?»
«È
così che funziona l’Inquisizione. Ottengono confessioni e le usano
per barattare testimonianze ai processi.»
«Sei
arrabbiato?»
«Non
con te. Hai fatto una cosa intelligente. Diavolo, hai fatto l’unica
cosa che potevi fare. Se non avessi dato loro la confessione, non
avrebbero smesso di torturarti. Non saresti stato in grado di fuggire
quando sono venuto a prenderti.»
Ma
torniamo ai nostri protagonisti: ho davvero apprezzato - anche se mi
aspetto il linciaggio dopo che lo avrò detto - che la storia
d'amore tra Harper e Belimai sia lasciata ai margini nel libro. Lo
so, lo so, non siete d'accordo, ma trovo che le vicende riguardanti
l'Inquisizione, le indagini e le cospirazioni siano descritte così
bene, che una storia d'amore tratteggiata fin nei minimi particolari
sarebbe stata di troppo. E in un certo senso trovo che questa scelta
sia coerente con le personalità dei due. Harper crede in qualcosa di
più grande, in una causa e nell'onestà, e Belimai non ha fiducia in
sé stesso e si crede senza speranza. Non c'è molto spazio per
l'amore nello loro vite dunque.
Concludendo,
aggiudico a Spietati
gentiluomini la
bellezza di quattro arcobaleni e mezzo, per la storia, ma anche per
il suo stile, che rende davvero vividi gli avvenimenti e i luoghi
descritti nel libro.
CINDERELLA
***
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