28 mar 2016

Recensione: "Spietati gentiluomini" di Ginn Hale.



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Un'ambientazione distopica. L'Inquisizione. I diavoli e la magia nera. Questi sono alcuni degli ingredienti che Spietati gentiluomini di Ginn Hale ci offre e che hanno fatto sì che apprezzassi questo libro.
William Harper è un capitano dell'Inquisizione che sta indagando sulla scomparsa della sorella, e si reca da Belimai Sykes per chiedergli di collaborare alle indagini. Belimai è
un prodigo. Un diavolo. Ed è ciò che di più lontano può esserci da un capitano dell'Inquisizione. Lunghe unghie nere e dipendenza da oforio, una droga che potrebbe essere paragonata alla nostra eroina, credo.

Harper si alzò in piedi e aprì il lungo cappotto. Notai il collare bianco da prete, alla gola, e anche la pistola nella fondina sotto il braccio sinistro.
Quell’accoppiata definiva perfettamente l’Inquisizione. Il tessuto bianco proclamava l’autorità del capitano di giudicare e redimere le anime di coloro che si erano macchiati del peccato. La pistola simboleggiava il dovere molto terreno di ogni uomo dell’Inquisizione di applicare e far rispettare la legge. La salvezza diventava molto più attraente quando si doveva affrontare la dannazione sotto la minaccia delle armi.

Naturalmente Belimai, come ogni prodigo, non accetterà di aiutare il capitano gratuitamente, specialmente dopo aver provato sulla sua stessa pelle cosa l'Inquisizione è capace di fare. Tuttavia quello che Harper non si aspetta è che il prezzo da pagare sarà molto più alto, a livello personale, di quanto avesse mai pensato.
Segreti e cospirazioni ci fanno entrare nel vivo della storia dei due protagonisti, che ho amato da subito, nonostante siano l'uno l'opposto dell'altro, come ci si apetta vista la loro natura. Harper con la sua lealtà al lavoro e all'Inquisizione, e Belimai, la cui dedizione va solamente alla droga. Ciò che li accomuna sono i segreti che nascondono, e che ci faranno scoprire che Harper non è poi così irreprensibile e in linea con i precetti dell'Inquisizione, e che Belimai è più simile a Harper di quanto si possa pensare.

«Allora, come la sta prendendo il dottor Talbott?» chiesi, solo per cambiare argomento.
«È piuttosto affranto.»
«Gli hai detto la verità?»
«Non toccava a me,» rispose Harper. «Sai cosa significa?»
«Credo di sì, sì.» Mi versai un bicchierino e riempii anche il suo. «Era il segreto del tuo patrigno, poi di Joan. Non era tuo diritto dirlo a qualcuno.» Mi ero sentito così per Sariel. Non importava quanto fosse piccolo il segreto che mi era stato affidato, non avevo voluto tradirlo.
Ma, naturalmente, l’avevo fatto. Harper no.

L'ambientazione è descritta così bene, che leggendo è facile proiettarsi nella mente le immagini della grigia città in cui i nostri protagonisti vivono. Naturalmente i prodighi non vivono assieme alle brave persone Cattoliche, ma sono relegate ai Bassinferi.

Il libro a mio parere racchiude tra le sue pagine vari riferimenti, più o meno velati, agli elementi più negativi della storia dell'uomo. In primis l'Inquisizione, -ma questo riferimento è piuttosto esplicito vero? -, ma anche i Bassinferi, che personalmente vedo come un ghetto e mi ha fatto pensare ai ghetti ebraici. Nonostante la storia sia ambientata in tempi più vicini a quelli della Santa Inquisizione, con carrozze, lampade a olio e orinatoi svuotati nelle strade, è facile trasporre le vicende negli anni del Nazismo. Ma anche in qualsiasi tempo e società oppresse da tiranni e istituzioni.

«Will, non sei al sicuro in città. Mi hanno fatto firmare una confessione. Non volevo, ma…»
«Lo so. Ho guardato i fascicoli e l’ho presa.»
«Davvero?» Edward sembrava sbalordito. «Come facevi a saperlo?»
«È così che funziona l’Inquisizione. Ottengono confessioni e le usano per barattare testimonianze ai processi.»
«Sei arrabbiato?»
«Non con te. Hai fatto una cosa intelligente. Diavolo, hai fatto l’unica cosa che potevi fare. Se non avessi dato loro la confessione, non avrebbero smesso di torturarti. Non saresti stato in grado di fuggire quando sono venuto a prenderti.»

Ma torniamo ai nostri protagonisti: ho davvero apprezzato - anche se mi aspetto il linciaggio dopo che lo avrò detto - che la storia d'amore tra Harper e Belimai sia lasciata ai margini nel libro. Lo so, lo so, non siete d'accordo, ma trovo che le vicende riguardanti l'Inquisizione, le indagini e le cospirazioni siano descritte così bene, che una storia d'amore tratteggiata fin nei minimi particolari sarebbe stata di troppo. E in un certo senso trovo che questa scelta sia coerente con le personalità dei due. Harper crede in qualcosa di più grande, in una causa e nell'onestà, e Belimai non ha fiducia in sé stesso e si crede senza speranza. Non c'è molto spazio per l'amore nello loro vite dunque.

Concludendo, aggiudico a Spietati gentiluomini la bellezza di quattro arcobaleni e mezzo, per la storia, ma anche per il suo stile, che rende davvero vividi gli avvenimenti e i luoghi descritti nel libro.


CINDERELLA

***


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