21 lug 2015

MondoRainbow: Platone&Schopenhauer a confronto sull'omosessualità.

Oggi vorrei ripercorre brevemente il pensiero sull’omosessualità di alcuni filosofi antichi. Mi ha sempre affascinato confrontare la loro idea d’amore con quella moderna, e vedere dove le due divergono. Ma in questo articolo confronterò in piccolo le concezioni sull'omosessualità di Platone e Schopenhauer ( e magari in futuro amplierò il discorso).  Spero possa essere interessante anche voi.

PS: sì, lo ammetto, l’ho ripresa in parte dalla mia tesina di maturità.

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Uno tra i primi filosofi a parlare dell’amore omosessuale fu Platone. Egli considerava l’omosessualità come una pulsione ontologica dell’uomo. Infatti nel Simposio, attraverso le parole di Socrate, Platone sostiene che la crescita morale e interiore dell’amante può avvenire soprattutto in una relazione omosessuale, di natura superiore a quella eterosessuale che serve invece a riprodurre il corpo e rendere immortale solo la materia.

Questa visione della sessualità deriva dalla contemplazione della bellezza nei fenomeni empirici, come l’osservazione del fenomeno della pederastia, che spinge l’uomo verso l’unione con la bellezza universale in sé, dunque si può parlare di una sessualità e umanità vista nella sua totalità.

(Pederastia: con questo termine (dal greco antico παις- pais/paida, "ragazzo", ed ἐραστής, erastes, "amante") si indica una relazione, spesso anche di tipo erotico, stabilita tra una persona adulta e un adolescente, che avviene al di fuori dell'ambito familiare. Il suo significato è del tutto distinto da quello di pedofilia)

La tematica della pederastia è ripresa pure da Schopenhauer, il quale fu uno tra i filosi moderni a trattare l’argomento dell’omosessualità nella “Metafisica della sessualità”, sezione dell’opera “Mondo come volontà e rappresentazione”.

In questa opera filosofica Schopenhauer conduce un’indagine sui meccanismi dell’amore in sé per capirne lo scopo e i mezzi per i quali agisce. Egli arriva a sostenere che l’amore è un inganno della natura poiché nell’individuo agisce un impulso sessuale volto a preservare il genere umano nella sua purezza e massima forza, e questo meccanismo è controllato dal genio della specie.

“L’impulso sessuale sebbene in sé sia soggettivo […] sa ingannare la coscienza: perché la natura ha bisogno di questo stratagemma per i suoi fini. […] in ogni innamoramento lo scopo sia quello di generare un individuo con determinate caratteristiche”.

Portando avanti questa indagine sull’amore, l’impulso sessuale e il genio della specie, Schopenhauer si trova a dover trattare la pederastia e l’omosessualità.

Pur connotando questi impulsi sessuali come abominevoli e contro natura, poiché nell’Europa del XX secolo e nel Medioevo furono condannati e perseguitati dalla morale religiosa, ciò andrebbe a contrastare la teoria, precedentemente sviluppata da egli stesso, secondo la quale la natura, attraverso il genio della specie, sia il principio regolatore delle relazioni interpersonali.

Schopenhauer attraverso gli scritti e le opere dei filosofi antichi e soprattutto dal Simposio di Platone viene a conoscenza che questi “vizi” sono stati presenti in tutti i tempi e in tutti paesi del mondo e nell’antichità considerati come esaltazione dell’amore intellettuale.

Schopenhauer capisce che la natura, avendo come unico scopo il preservare il genere umano, ha bisogno di “individui ben fatti, valenti e vigorosi”. Coloro che a detta di Schopenhauer potrebbero nuocere alla purezza della specie dando alla vita individui corrotti nel fisico e nella morale sono i giovani e i vecchi, e infatti è in queste due categorie che avvengono casi di pederastie e omosessualità. Schopenhauer infatti, sostiene che lo sperma immaturo proprio come quello “depravato dall’età” possa dare luce a una prole debole.

Dunque la Natura a livello inconscio non permette che si riproducano certi individui portatori di difetti genetici, pericolosi per la sopravvivenza della specie, e ne dirotta quindi l’inconcepibile libido sessuale verso forme spontaneamente sterili.

“La natura si appigliò, mediante la perversione dell’istinto, a uno stratagemma […] per evitare il peggiore dei mali “

Così il filosofo tedesco giustifica l’esistenza “ripugnante” dell’omosessualità e della pederastia: ovvero come un espediente per mantenere puro il genere umano ed escludere tutti coloro che potrebbero nuocere a questo progetto.

Nell’esperienza storica questa concezione degli “amori sterili” viene approssimativamente ripresa dalla ideologia Nazista, anche se non c’è nessun collegamento tra Schopenhauer e il Nazismo stesso.

A tutt’oggi la visione delle persone per quanto riguarda l’omosessualità è molto frazionaria e variegata soprattutto per via della politica e delle religioni. Però se guardiamo nel profondo delle parti più estreme dei giudizi e dei pensieri sull’omosessualità potremmo rivedere nello stesso secolo le ideologie di Platone e Schopenhauer a confronto.
.Morsi&Stritolamenti da Bubbetta.

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