6 mar 2016

CinderellaRecensione in anteprima: "Paradiso rimpianto" di Amy Lane.



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8 marzo. Giorno in cui, in Italia, il gentil sesso si dà ai party selvaggi per celebrare la Festa delle Donne. Ma in questa giornata di festa proprio una donna ci offre una storia che non parla affatto di leggerezza.

Con Un paradiso rimpianto, Amy Lane ci catapulta in un mondo fatto di apparenze, giudizi e omofobia. Ci troviamo a Daisy, dove Michael e sua mamma accolgono il cugino Peter, a cui la madre disoccupata non può garantire una vita adeguata. Qui Peter viene subito accettato dal cugino e dall’amico di lui, Bodi. Non è così per la zia, per i compagni di scuola o per la comunità. La diversità non è accettata nelle piccole cittadine


di montagna e la comunità impone che ci si omologhi e si frequenti la chiesa, per essere dei giovani timorati di Dio per bene. E etero.
Una tragedia fa scappare Michael da Daisy, e una tragedia ce lo riporta anni dopo, all’interno di una bara. Peter vive ancora con la zia che sembra odiarlo. Una volta informato Bodi, si ritrova assieme a lui ad affrontare i fantasmi del passato, e a scoprire che le cose non erano proprio come pensava…

Un paradiso rimpianto è un libro che lascia l’amaro in bocca e un peso sul petto. Ho amato subito Peter per la sua forza d’animo e la sua bontà. E soprattutto per la sua lealtà. Peter era un bambino amato dalla mamma, ma che ha vissuto da sempre situazioni difficili, con una madre costantemente disoccupata e single, che è spesso dovuta scendere a difficili compromessi pur di mettere in tavola un po’ di riso bianco, ketchup e burro di noccioline (mi ha davvero colpita questa cosa). Una mamma che ha dovuto prendere la più difficile delle decisioni, lasciando suo figlio alle cure della sorella in una città che lei stessa odiava, ma che era l’unico posto dove Peter avrebbe potuto avere tre pasti assicurati al giorno e un letto in cui dormire.
Peter ha fatto ciò che ha promesso alla sua mamma: si è comportato bene, ha studiato, è andato a messa. E’ stato coraggioso. Ma è stato anche un ragazzino felice di passare il suo tempo con suo cugino Michael e con Bodi, sapendo delle cose ma tenendole per sé, custodendo un segreto che avrebbe causato solo problemi una volta scoperto. Un segreto che è stato svelato nel peggiore dei modi e nel peggiore dei momenti. Peter ha continuato a comportarsi bene anche dopo che Michael si è arruolato e che Bodi ha lasciato la città.

Quando le cose si erano fatte davvero difficili, quando gli era restato da mangiare solo il riso in bianco, il ketchup e il latte in polvere, quando gli avevano tolto il riscaldamento e a letto si dovevano rannicchiare vicini sotto le coperte, o quando era scaduto il contratto d’affitto e si erano ritrovati a vivere in macchina e lavarsi nel fiume, Peter le aveva chiesto perché non potessero andare a Daisy.
Quel posto sembra bello come un fiore, mamma. I fiori sono belli, vero?” E Ginnifer, allora, lo aveva guardato afflitta.
Dovrebbero, piccoletto. I fiori sono belli, sì, ma questo lo sembra e basta. Dentro è avvelenato. Non ti uccide subito, ma se ci resti troppo tempo, ti si secca il cuore e smette di battere.”

Ora che Michael è tornato per ricevere l’ultimo saluto dalla stessa comunità che non ha esitato a giudicarlo anni prima, Peter e il ritrovato Bodi sono costretti ad affrontarsi e Peter scopre di avere idealizzato quel cugino che si è sempre preso cura di lui e Bodi.

Ma ci si può arrabbiare con chi non c’è più? La Lane tramite gli occhi di Peter ci fa entrare nel vivo di una cittadina come tante altre, dominata da una fede ipocrita e dall’apparenza. Una cittadina che non si è fatta scrupoli a insultare due ragazzi e a incolparli per una tragedia, che in un modo o nell’altro era destinata a compiersi.
L’autrice ricorre spesso all’uso di flashback che ci permettono di confrontare la vita del Peter adulto con quella del Peter bambino, e di comprendere come le cose cambino se guardato attraverso occhi più maturi. I personaggi risultano molto ben delineati ed è facile immedesimarsi e anticipare le loro reazioni.

Come vi dicevo, Peter è un personaggio che ho apprezzato molto perché nonostante le difficoltà che ha affrontato, prima con la madre disoccupata, poi vivendo in una casa e in una comunità in cui non era accettato, ha mantenuto un buon carattere e la lealtà che lo legava al cugino, sebbene quest’ultimo lo abbia deluso andandosene. Ha saputo tener testa a Bodi che lo voleva allontanare perché convinto di non essere degno di lui e di meritare la solitudine. Non ha mai smesso di lottare per quello che una volta era la sua cotta di ragazzino, ma ora che è finalmente adulto sa di poter trasformare in qualcosa di più solido.

Peter allungò la mano per coprire quella di Bodi con la sua.
Siamo qui per dirgli addio,” gli disse sottovoce, e lui annuì.
E darci il nostro.”
No.”
Bodi si alzò in piedi. “Tu ti meriti…”
Smetti di aprire bocca per dire stronzate. Non è quello il motivo.” Peter si era alzato e lo guardava fisso. Gli faceva male vederlo così, eppure Bodi, anche se si sbagliava e stava male, era cibo per l’anima.
Non dirmi cosa penso!” sbraitò. “Non sono stupido, Peter! Lo so cosa voglio!”
Ah, sì?”

Non voglio dirvi troppo di questo bel libro perché credo vi guasterei la lettura. E’ una storia che va scoperta poco alla volta, nonostante io l’abbia divorato in due giorni. Gli avvenimenti e i pensieri dei protagonisti sono raccontati senza giri di parole e a volte anche con crudezza. Ma la vita è così, non è vero? Non ci indora la pillola per farci sembrare meno brutto ciò che invece lo è. E il bigottismo, il giudizio spietato e l’omofobia sono brutti. Sono armi capace di ferire l’animo come poco altro sa fare e Amy Lane sa darci una visione cristallina di tutto questo.


Aggiudico a Un paradiso rimpianto quattro arcobaleni e mezzo per le forti emozioni che ha saputo darmi e per aver ribadito, ancora una volta, che nella vita bisogna lottare nonostante le avversità.




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