20 nov 2015

RainbowRecensione in anterpima: "Stelle&Strisce" di Abigail Roux.

11257994_10208175544735198_3710852867297235630_oDATA DI PUBBLICAZIONE 23 NOVEMBRE


Titolo: Stelle e strisce


Titolo originale: Stars & Stripes


Autore: Abigail Roux


Serie: Armi & Bagagli Vol. 6


Traduttore: Caterina Bolognesi


Casa editrice: Triskell Edizione


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Gli Agenti Speciali Ty Grady e Zane Garrett sono riusciti a fare l’impossibile: vivere alcuni mesi in pace e tranquillità. Dopo quasi un anno di problemi personali e professionali, finalmente vivono insieme senza liti, al lavoro va tutto liscio e sono entrambi felici, in salute e tornano a casa tutte le sere prima che faccia buio. Ma chiunque li conosca sa che una situazione del genere non è destinata a durare.


Quando una telefonata urgente disturba il delicato equilibrio del loro mondo, Ty e Zane dovranno vedersela con un dramma familiare e un crimine sconcertante per salvare una vittima innocente prima che scada il tempo.


Dalle montagne del West Virginia a un remoto ranch del Texas che ospita ben più che bestiame e ricordi d’infanzia, Ty e Zane dovranno fronteggiare le loro paure, e le loro famiglie, per sconfiggere un inaspettato nemico e riportare la pace nelle loro vite.


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Mi risulta sempre difficile parlare dei libri di questa serie, non perché non mi piacciano, tutt’altro, ma perché – scremando il caso/avventura/disgrazia/avvenimento in cui sono coinvolti Ty&Zane – rimane una base di emozioni e sentimenti iniziati nel primo libro e portati avanti nei successivi. I tormenti notturni di Ty, la voglia di scappare che ogni tanto lo assale, la sua totale chiusura su un passato oscuro e sicuramente doloroso.


Per questo ho pensato che l’unico modo che avevo per farvi capire un po' che succede, era far parlare la trama. Ah, nella mia testa questo libro si chiama “Ti presento i miei alla Ty&Zane”.


Sono mesi ormai che Zane vive con Ty e sono stati i mesi più belli della sua vita. Sì, va bene, ha qualche problemino a relazionarsi con Smith&Wesson che cercano in tutti i modi di mutilarlo/graffiarlo/morderlo, ma non cambierebbe la sua vita per niente al mondo. Anche se, potendo, un bel discorsetto con Julian...


Come mai questo stato di Nirvana raggiunto? Perché ama Ty, è ricambiato, va alle riunioni degli alcolisti anonimi e, per la prima volta in vita sua, si sente completo.


Come si può, con queste premesse, non amare Zane? O almeno, come si può non amare questo Zane?


Rispetto soprattutto ai primi due libri della serie, abbiamo a che fare con due persone quasi completamente diverse. Sì, Ty era/è/sarà sempre un pazzo scatenato e Zane avrà sempre dei momenti di cupezza e si chiuderà ancora in se stesso; ma sono comunque due persone diverse. Sono diverse perché hanno finalmente accettato di amare qualcun altro. Non c'è più quel terrore di base del “non devo dire una parola in più rispetto a quello che mi dice lui” o il “non mi devo mostrare troppo tenero o romantico perché potrebbe spaventarsi”. No, da quando si sono detti “ti amo” le cose sono cambiate. Sono più rilassati, più spontanei e si dicono più verità di quanto abbiano mai fatto in vita loro.


Questo vale soprattutto per Zane, che secondo me è il vero protagonista della storia.


Perché? Perché credo sia ancora troppo presto per esorcizzare i demoni di Ty. Mentre qui verranno esacerbati quelli di Z. E più che demoni al plurale io direi che è un singolare, femminile e di proporzioni bibliche. Ma andiamo con ordine, per quanto una storia di questi due possa esserlo.


Tutto inizia con una telefonata a Ty dalla madre, che sostanzialmente potremmo riassumere in:


«Non ci sarebbe neppure bisogno del tuo aiuto, di norma, ma stamattina ho tagliato un dito a tuo padre e dice che non può tenere in mano un martello.»


La testa di Ty si raddrizzò di colpo. «Hai fatto cosa?»


«Gli ho tagliato via il dito,» ripeté Mara, come se non comprendesse quanto la notizia fosse scioccante.


Gli altri colleghi di Ty si stavano avvicinando, cercando di seguire la conversazione. Ty rimase in silenzio per un attimo, la bocca spalancata. «Di... proposito?»


«Beh, no, è stato un incidente.»


«Certo, ovvio.» Ty sollevò lo sguardo sui suoi colleghi che lo stavano fissando tutti e quattro ridendo.


«Ma non è che non abbia altre quattro dita con cui lavorare. Ed era solo un pezzetto del mignolo, e l’hanno già riattaccato. Ha due mani, una delle due potrebbe benissimo tenere il martello, ma no, lui dice che non può farlo.»


Pezzettino di mignolo mozzato che porta i due a partire per il West Virginia e a subire l’outing più delirante della storia. No, è da leggere, soprattutto perché ho avuto il serio dubbio che a Zane scoppiasse una vena. Prima per terrore, poi per rabbia e infine per “Oh mio Dio! Faccio parte di questa famiglia! Mi hanno accettato!”. Meraviglioso.


L’approvazione del clan Grady solleva un grosso peso dalle spalle di Z, un peso che sentiva sempre più come un fastidio. Ama Ty e sente il bisogno fisico di dimostrarglielo in qualunque momento, con uno sguardo, una carezza, una stretta. Sapere che può essere se stesso, un Zane che nemmeno lui credeva esistesse, e sapere di avere una famiglia che lo accetta lo fa sentire una persona migliore. Qualcuno che non ha bisogno di droghe o alcool per dimenticare se stesso. Qualcuno che vuole vivere. Z è finalmente una persona, nemmeno con Becky aveva provato quel livello di pace e completezza.


Ma – e visto che stiamo parlando di loro il ma è sia d’obbligo che grande come una casa – i problemi veri arrivano con i Garrett. Sparano al padre di Z e lui deve tornare in Texas, nel ranch di famiglia, dove lo attendono vecchia e nuova ruggine. Il “caso” che li coinvolge è un affare di famiglia, e il demone di Z è la sua famiglia. O più precisamente è la madre.


Madre che giuro non so come Ty (sì, ha fatto carte false per raggiungere il suo compagno. Perché gli mancava, perché al telefono lo sentiva giù, perché non poteva essere da tutt’altra parte quando l’amore della sua vita aveva bisogno di lui) abbia fatto a non colpire la donna ripetutamente. Fossi stata io lì l’avrei presa a schiaffoni in più di un’occasione. Il vero mito della famiglia è Harrison, il padre. Lui e quei mega baffoni assurdi.


Sarà un libro senza ironia? Ma quando mai! Ci sono quei due, impossibile! E pensate, Ty troverà dei degni sostituti di Smith&Wesson – che a fine libro ritorneranno col legittimo padrone per la gioia di Z – solo che i sostituti sono un filo più grandi e un filo più cattivi.


Piaciuto? Certo che sì! Per molte ragioni. Per la scrittura, perché a me la Roux piace sempre, per i due protagonisti, per le loro spigolosità che si stanno smussando sempre più, per la loro totale complicità, per il loro amore sconfinato e totale, per le loro pazzie e per la dilagante ironia. Lo consiglio? Ma certo che sì! Solo... Se non avete letto i cinque romanzi precedenti e avete preso in mano questo libro posatelo subito e accattatevi i primi, perchè solo così potrete apprezzarli pienamente.


Potrei lasciarvi con una delle scene d’amore spiazzanti che troviamo in questo libro, o con Ty e i suoi gattoni, ma preferisco salutarvi e darvi l’arrivederci al prossimo volume con il rapporto fra Ty e altro tipo di animale a 4 zampe:


«Andiamo, Elmer. Vediamo di trovare una fabbrica di colla,» disse Ty al suo cavallo, che scosse la testa e sbuffò come per protestare. «Invece sì, e sai perché? Pollici opponibili, stronzo!»


«Quello è pazzo,» disse suo zio ad Harrison.


Zane sorrise.


Harrison annuì e guardarono tutti Ty che litigava col cavallo. «Sembra che per lui funzioni.»


«È lo stesso motivo per cui io sono qua sopra e tu indossi la sella,» disse Ty all’animale mentre ripartivano.


Voto finale? 5 arcobaleni.


5 arcobaleni


May the multicolor be with you


***

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