2 lug 2015

RainbowRecensioni: Promesse vissute di Amy Lane.

LivingPromisesIT

TITOLO: Promesse Vissute

SERIE: Promesse

TITOLO ORIGINALE: Living Promises

AUTORE: Amy Lane

CASA EDITRICE: Dreamspinner Press

SINOSSI (Tratta dal sito Dreamspinnerpress):

Sei anni fa, Jeff Beachum confortò un adolescente spaventato fuori da una clinica per il trattamento dell’HIV, e Collin Waters non si è mai scordato della sua gentilezza. Oggi, dopo che per sei anni ha avuto una cotta per quell’uomo gentile dagli occhi castani, Collin si sente adulto e maturo abbastanza per fare la sua mossa. Un vero peccato che il destino, che non è mai stato gentile con Jeff, abbia altro in mente.

La vita di Jeff è andata completamente a rotoli un giorno di tanti anni fa, e ora non va molto meglio. Jeff si è indurito, è diventato indipendente, il tizio divertente a cui si rivolgono gli amici, quello che dà consigli e conforto quando ce n’è bisogno. Ma tutti i fantasmi del suo passato stanno per tornare a dargli la caccia e anche la famiglia a cui ha legato il suo futuro non se la sta passando bene. Collin è più di un ragazzo dagli occhi innamorati, ed è meglio così, perché Jeff avrà bisogno di tutto l’aiuto che riuscirà a trovare. Nessuno sa meglio di lui che la vita può essere troppo breve per voltare le spalle al vero amore, e che il lieto fine è la promessa migliore di tutte.

LA MIA OPINIONE:

Piccola premessa, oh voi che leggete: questo è il terzo libro pubblicato della serie Promesse, di cui fanno parte Promesse Mantenute e Promesse Fatte. Sono tutti libri indipendenti e quindi possono essere letti separatamente, ma consiglio di leggerli tutti per capire la complessità dei personaggi e lo smisurato affetto che li lega.

Arrivare alla fine di un libro di Amy Lane, soprattutto quelli della serie Promesse, è un'esperienza catartica. Ridi, ti innamori, sospiri, ti arrabbi, ti indigni, ti disperi, singhiozzi. Se arrivi alla fine e non ti sei sciolto, perché diciamocelo non si può provare così tanto leggendo un libro, allora vuol dire che puoi fare qualsiasi cosa.

Il Pulpito è sempre l'asse attorno al quale ruotano le vite di tutti. Ritroviamo Crick e Deacon, alle prese con nuovi problemi. Sì, ancora. Lo so. Quando ho letto dei problemi di Deacon ho sbottato "Non è possibile! Basta! Voglio che vivano una vita schifosamente zuccherosa e schifosamente felice!" Ma la vita, quella vera intendo, non è mai schifosamente perfetta. Per questo la famiglia del Pulpito ti entra così sotto pelle. Perché ama, soffre, si dispera, stringe i denti e affronta tutto quello che capita al meglio delle loro possibilità. Perché è questo che fa una famiglia.

La famiglia del Pulpito non è la classica famiglia da cartolina. È un assieme di sopravvissuti che si tengono a galla a vicenda. Ma sono sopravvissuti che si sono scelti. Sono come tessere di un puzzle che prese singolarmente sono piccoli, buffi ed insignificanti, ma che messo nel grande schema delle cose, in questo caso il Pulpito, mostrano un disegno talmente bello e solido da mozzare il fiato.

Jeff è la tessera burlona. È quello che serve per sdrammatizzare ogni situazione. Non vive più per se stesso, ma solo per rendere le cose più facili agli altri. Non è mai stato uno affetto da manie di protagonismo, ha assunto il suo ruolo di spalla con gioia e determinazione. Gioia nell'amore delle persone ed essere ricambiato e determinato a fare in modo che nessuno debba soffrire o struggersi più del necessario. Ma a Jeff chi pensa? Nessuno. Perché Jeff ha deciso di smettere di vivere quando l'unico amore della sua vita, la sua metà, è morta in servizio. Kevin. La luce delle sue giornate, il marines Kevin che, a causa del don't ask don't tell e di una famiglia estremamente omofoba non si è mai dichiarato. Kevin, colui che, prima di partire per la missione, lascia a Jeff un ricordo che non potrà mai dimenticare. La sieropositività.

E sapete? A Jeff non importava.

Sei mesi più tardi, Jeff non si era ancora pentito di quel momento, neanche una volta. Nemmeno quando il suo test risultò positivo, né quando si sentì costretto a lasciare la specializzazione, né tantomeno quando Kevin fu rimandato a casa in Georgia in una bara di pino invece che vivo tra sue le braccia.

 E pensare che è solo l'inizio. Perché, vedete, Jeff è sì un'anima dolce e giocosa, ma è anche un uomo profondamente solo che si vede cadere il mondo addosso. Vede che l'amore della sua vita non tornerà mai più da lui, che i suoi sogni sono stati infranti. E che non ha nessuno su cui appoggiarsi. Potremmo mai biasimarlo per avere pensieri simili?

 Aveva passato due mesi della sua vita a sperare di poter morire per Kevin, perché di certo non poteva fargli male quanto vivere senza di lui.

 E poi Collin. Fin da piccolo Collin è assolutamente e totalmente incosciente. Si lancia in imprese sempre borderline, incurante delle conseguenze. L'importante è l'adrenalina. È giovane, spensierato e, alzi la mano chi non lo ha pensato almeno una volta, invincibile. Non per fare il vecchio saggio (provate ad usare quell'aggettivo per riferirvi alla mia persona e vi fulmino prima del “Ciao”), ma è un attimo che la spensieratezza viri in incoscienza e infatti... HIV positivo baby!

E vede crollare tutto il suo mondo e le sue certezze. Non sa con chi sfogarsi, chi lo possa capire, anche se ha vicino una madre che è il sogno di chiunque, una costante presenza, un punto fermo, nessun giudizio ma puro e semplice sostegno.

Collin è a quel bivio, che molti affrontano in età più adulta e in modo meno traumatico, in cui DEVE decidere che fare della propria vita. Incanalare la rabbia e la frustrazione in forza positiva o in spirale autodistruttiva? Non sa che fare. Ma incontra il suo angelo salvatore. Colui che gli mostrerà, senza nemmeno saperlo, qual è la strada da prendere, la strada che lui stesso non sapeva di voler prendere. Sì, avete immaginato giusto: Jeff.

Jeff lotterà con tutto se stesso contro Collin e i sentimenti che il giovane gli provoca. Perché Jeff non può amare qualcun altro. Lui ha la sua famiglia del Pulpito a cui badare, ha i suoi clienti all'ospedale. Ha una vita piena. Non può pensare all'amore, non più. L'amore della sua vita era Kevin. Amore che se ne è andato lasciando un vuoto incolmabile in Jeff. No, non si può più amare. Com'è che si dice? Life's a bitch.

Il resto è storia.

Non sta certo a me raccontarvi come si evolve e cosa c'è dietro alla ritrosia di Jeff o la spavalderia giovanile di Collin. Non vi parlerò nemmeno di Martin. O di cosa comporti, nella vita di tutti i giorni, essere un sieropositivo.

Vi basti sapere che questa è una storia di speranza, una storia di sconfitte e di riprese, una storia di combattenti, di gente che non si dà mai per vinta, nemmeno quando tutto ti sembra contro.

Questa è la vera morale:

Aveva amato e perso, e sorpresa delle sorprese, era vivo. E avrebbe continuato a vivere, non perché doveva, ma perché aveva una famiglia che lo amava, e un compagno che era una famiglia.

Giudizio finale: potrei dire che la Lane è una garanzia, e basta. Ma entrerò più nello specifico e aggiungerò che è un romanzo ben scritto, emozionante (l'eufemismo del millennio) e che vi farà pensare. Vi farà pensare a come una cosa che a noi sembra una semplice ma fastidiosa complicazione, come un semplice raffreddore, per alcune persone, in determinate circostanze o in determinate nazioni, possa essere un vero problema. Vi farà pensare a come voi avreste reagito in alcune circostanze, a "cosa avrei fatto io nella medesima situazione? Avrei avuto la stessa forza?" Io me lo sono chiesto, ma ancora non lo so. Si dice che nelle situazioni più estreme e al limite venga fuori il vero carattere di una persona. Detto tra noi, spero di non doverlo mai scoprire. Non vorrei dover odiare la persona che sono.

Cara mia signora Lane, per quel che mi riguarda lei, e la serie Promesse, siete da 5 arcobaleni cum laude!

cum laude 1


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