22 set 2015

Recensione: " La lotta" di Ashley Josh.

LA LOTTA


DATA DI PUBBLICAZIONE 15 SETTEMBRE

Titolo: La Lotta
Titolo originale: The Fight
Autore: Ashley John
Pagine:104
Serie: George e Harvey – Libro 3


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Sono passati cinque mesi da quando Harvey si è lasciato George alle spalle. Sta viaggiando per
tutto il Paese con suo fratello Leo, ma le cose non vanno come si era aspettato. Dopo aver combattuto per rimanere sobrio, Leo ricade nelle sue vecchie abitudini e in breve il mondo di Harvey si trasforma in un inferno. Cose terribili e struggenti succederanno ad Harvey, forzandolo a tornare indietro e a lottare per l’unica persona che abbia veramente amato, George Lewis.
George lo aspetterà a braccia aperte? Paula si farà da parte lasciando che Harvey le porti via il marito? Leo lo lascerà andare via? Le azioni di Harvey avranno delle conseguenze mortali? Avranno mai George & Harvey il loro “e vissero felici e contenti”?


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Prima di iniziare la mia recensione vi lascio un velocissimo recap dei due capitoli precedenti, dato che la storia rimane in sospeso. Un piccolo appunto: era necessario interrompere la storia, dividerla in tre diversi racconti? Non c’è una risposta giusta, in realtà, ma solo delle preferenze personali: io avrei appunto preferito un volume unico, dato che la lunghezza non era assolutamente eccessiva. Ma è una mia considerazione, poco importante nel grande schema delle cose, e non influirà nel giudizio finale.

LIBRO 1 (recensione QUI):

George è uno scrittore sposato e etero super-famoso, Harvey un diciannovenne spiantato senza genitori e con un fratello alcolizzato e drogato. George nel suo delirio da crocerossina si prende Harvey in casa e, complice l’assenza della moglie, si diverte con il ragazzino, di cui si è innamorato. Poi ricompare il fratello fuori di testa, e ricatta George. Il mio giudizio non era stato del tutto positivo, perché l’intero romanzo era incentrato sul loro amore, dimenticando tutto ciò che c’era al di fuori: il tradire la moglie, lo scoprirsi gay, il fratello drogato che un giorno sì e uno no era da denuncia ma nessuno ha mai denunciato.

LIBRO 2 (recensione QUI):

Assistiamo al ritorno di Paula, la moglie di George, e i due novelli amanti si divertono a farla sotto il naso di Paula. George continua a giurare che la lascerà ma non lo fa mai, e intanto fa sesso con entrambi. O quasi, dato che Harvey lo becca con le mani nel sacco – o nel reggiseno – e se ne va con Leo, il fratello reduce dalla più breve disintossicazione mai vista. Partono per fare da supporto a una band in tour, e Harvey lascia George. Purtroppo avevo giudicato in modo fortemente negativo questo secondo racconto, perché il messaggio che veniva dato era orribile: per il Vero Amore si può sopportare qualsiasi str*nzata. Non importa se ti tradisce, si tiene la moglie e il piede in due scarpe: lui ti ama e devi sopportarlo.

E ora eccomi qua, a raccontarvi di questo terzo e ultimo capitolo della storia. Avevo moltissime speranze, perché in cuor mio non potevo credere che un autore – sì, Ashley John è un uomo, e se per caso nelle prime due recensioni l’ho definito autrice me ne scuso: sono stata tratta in inganno dal nome. Dicevo, non potevo credere che l’autore passasse davvero una morale così sbagliata, quando nel mondo ci sono migliaia, centinaia di migliaia di partner, se non di più, che trattano come pezze coloro che più al mondo dovrebbero amare. Quindi, sapendo che si tratta di un romance e che il finale felice era assicurato, gongolavo all’idea di leggere come ci sarebbe arrivato. Purtroppo, ho gongolato troppo presto…

Harvey, in tour con il fratello Leo, si è presto accorto che questi non è per niente disintossicato: una birra e lui ci ricasca, ritornando alla vecchia abitudine di farsi e maltrattare – eufemismo – il fratellino. Sicuramente trovo che di tutte le cose lette nell’intera serie, questa sia la più credibile: il rapporto fra fratelli mi era sembrato un po’ ridicolo prima, con i protagonisti che non fanno nulla contro quello psicopatico di Leo. Ma vederlo ricadere nella droga è perfetto per il suo personaggio, realistico, e mi è piaciuto. Così come mi è piaciuto che Harvey lo abbandonasse, o quello che fa alla fine del racconto – non vi dico cosa, ma sappiate che ad Harvey finalmente sono spuntati due cojones di prima qualità!

Quello che invece non mi è piaciuto è come Harvey decide di lasciare il fratello: ritorna da George.

Ora, tutti noi sapevamo che sarebbe successo, ma era importante vedere come questo sarebbe successo: George si era comportato in maniera talmente abietta che era necessario, anzi obbligatorio, che si redimesse prima di ritornare assieme ad Harvey. Ma questo non succede: Harvey è solo, non sa che fare, e si aggrappa alla prima boa umana che incontra: George. Capisco che Harvey sia giovane, spiantato e senza parenti, ma cavolo! Ricasca anche nell’impasse del secondo capitolo: vive assieme a George e Paula.

Io non posso raccontarvi i dettagli, sappiate solo che Paula deve morire. Nel senso che la ammazzerei io! Un personaggio completamente negativo, che nel finale si redime in maniera ridicola, con un buonismo da far venire l’orticaria. E tuttavia da un certo punto di vista posso quasi capirla: quello che le fa passare George è qualcosa di crudele e vergognoso. È lui il vero cattivo della storia, non Leo o Paula.

Cazzo, lo sapevo. Stiamo praticamente vivendo da separati in casa. Ha cercato di far funzionare le cose tra di noi, come una volta quando ancora tu non c’eri, ma questa cosa mi ha fatto capire che ormai non l’amavo più. Ci ha davvero provato, bisogna dargliene atto. Abbiamo viaggiato, ha cambiato il taglio dei capelli, ma tutto questo non è riuscito a farmi smettere di pensare a te.”


Eppure questo non ti ha fatto firmare i documenti per il divorzio, vero George?

Ma sembra che questo sia il filo conduttore di tutta la storia: anche George si redime senza in realtà fare nulla, dato che quando Harvey lo incontra lui vive ancora con la moglie, è andato a farsi un numero imprecisato di vacanze, e ha pure goduto delle sue grazie, per così dire. Sì, ha fatto sesso con Paula, anche se a suo dire la voleva lasciare. Ora, o NON la voleva davvero lasciare, o George è uno str*nzo. Fate voi.

È solo per qualche settimana, te lo prometto,” sussurrò George. “Solo finché non capiremo come fare. Si calmerà prima o poi e finalmente potremmo iniziare a pianificare il nostro futuro.”


Una sensazione di déjà vu colpì Harvey quando sentì pronunciare le parole “solo qualche settimana.”


Per tutto il romanzo è un ripetersi di belle frasi, promesse e dichiarazioni d'amore, ma come si sa le parole contano poco: l'intero secondo racconto è una promessa, poi disattesa nel finale, quindi come può Harvey credere a George nel terzo capitolo? Non ho una risposta a questa domanda, perché trovo davvero assurdo poter perdonare ancora e ancora lo stesso errore da chi non agisce concretamente per non commetterlo più. Addirittura Harvey si sente in colpa per non aver compreso George, per non avergli dato più tempo e più spazio, tanto che non credevo a ciò che leggevo: George dorme e fa sesso con la moglie! Di quanto altro spazio ha bisogno?

[...] Io e Paula ci siamo conosciuti al college. Ci siamo sposati e abbiamo cercato di mettere su famiglia, ma le cose non hanno funzionato. È stato il mio primo amore ed è stato difficile accettare che fosse finito.”


I rimpianti colpirono Harvey, che avrebbe voluto tornare indietro e cambiare il corso delle cose. Era stato egoista a non comprendere che George avesse bisogno di tempo per accettare l’evolversi della sua vita.


Ma naturalmente arriva il deus ex machina che risolve tutto, senza che in realtà i personaggi abbiano fatto granché per crescere.

Eccomi qua, a dover dare un voto a questo romanzo. E devo dire 2 arcobaleni e mezzo. È scritto bene, non ci sono errori nella narrazione, e la traduzione è fatta bene – cosa da non dare per scontata, nel panorama editoriale italiano. Quello che non mi è piaciuto è come viene risolto il messaggio negativo passato nel secondo capitolo. Per me, per come la vedo e per come ho vissuto – perdonatemi, solitamente la mia vita personale non incide nei giudizi, ma stavolta visto il tema mi è stato impossibile scindere le due cose – la morale del secondo racconto era profondamente sbagliata, e volevo che George e Harvey facessero un percorso per redimersi, ma le mie speranze sono state disattese. Non c’è stata nessuna crescita, nessuna redenzione, nessuna maturazione, solo degli avvenimenti esterni che hanno modificato il percorso dei due uomini. Ma dovevano essere gli stessi Harvey e George a cambiare!

2,5 arcobaleni

Un ultimo appunto: il mio voto non si riferisce a tutti i romanzi di questo autore. Semplicemente ciò che ha scritto non mi è piaciuto, mentre come lo ha scritto sì. Ecco perché leggerò altri suoi romanzi: una storia può non piacere, ma questo non significa che l’autore sia incapace.

.Pinkie.


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