10 set 2015

Recensione in anteprima: "Non ho bisogno di te" di J.H. Knight.

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DATA DI PUBBLICAZIONE 11 SETTEMBRE

Titolo: Non ho bisogno di te

Titolo originale: The last thing he needs

Autore: J. H. Knight

Traduttore: Chiara Messina

Lunghezza: 246 pagine

 

Sinossi:

Tommy O’Shea sta crescendo i suoi sette fratelli minori senza l’aiuto del padre e della matrigna tossicodipendenti. Da quando aveva quindici anni è riuscito a dare loro di che sfamarsi e a non farli finire di nuovo in affidamento, ma questo richiede sino all’ultima briciola della sua energia. L’ultima cosa di cui ha bisogno è una storia d’amore che complichi ulteriormente la sua vita. La recluta Bobby McAlister non ha nulla a che spartire con la realtà squallida e crudele in cui è cresciuto Tommy, eppure il ragazzo non riesce a toglierselo di torno. Man mano che la loro improbabile amicizia si trasforma in una relazione incerta, i due cominciano ad affrontare le quotidiane tempeste dell’esistenza di Tommy con molte risate e più di qualche accesa discussione. Tommy non è abituato a contare sugli altri e non ha mai chiesto aiuto in vita sua, ma quando una tragedia si abbatterà sulla sua famiglia, mettendo a rischio tutto quello per cui lui e i suoi fratelli hanno lottato, il giovane sarà costretto a imparare a fare entrambe le cose per riprendersi dal duro colpo subito.

 

La mia opinione:

Ormai avrete capito che la mia mente malata preferisce i romanzi difficili, quelli che ti fanno urlare e piangere e soprattutto pensare, piuttosto dei romance più puri, in cui è l’amore che la fa da padrone. Sono una specie di Grinch dei sentimenti, e questo è il mio romanzo ideale! Lasciate ogni speranza, voi che vi accingete a leggerlo…

Il protagonista nonché unico POV è Tommy, il maggiore di sette fratelli, che vanno dai 16 anni ai 7 mesi. Per capire al meglio la sua personalità vi faccio un quadretto della famiglia: padre alcolizzato e inutile, madre morta di overdose, matrigna (nonché madre dei due più giovani fratelli) dedita ad alcol, droga e prostituzione. Grazie al cielo i due genitori dell’anno non si vedono molto in giro, ma come potete immaginare è Tommy, poco più di vent’anni, a prendersi carico di tutte le necessità dei fratelli, dai libri scolastici al pagare le bollette. Altrettanto facilmente avrete capito che questa famiglia, così come Tommy, sa bene cosa sia illegale: facile è per i fratelli “trovare” ciò di cui hanno bisogno, o spacciare un po’ di cannabis per arrotondare. Hanno le loro idee su cosa è giusto, cosa è sbagliato, e cosa è illegale, e non sempre sbagliato significa illegale, nella loro situazione economica. Tommy vigila che il labile confine fra ciò che si può e ciò che non si può non venga varcato, anche se questo riguarda solo i suoi fratelli: pur attento a non esagerare con l’illegalità, sa bene che un’umiliazione è sopportabile se questo significa portare il pane in tavola ai suoi fratellini. D’altro canto loro non hanno che lui, e per quanto arrancando Tommy riuscirà a fare tutto da solo, senza l’aiuto di nessuno. O almeno così crede.

«Non sia mai che tu debba chiedere qualcosa a qualcuno, Tom.»

E qui si inserisce nel discorso Bobby, e anche sua madre (perché diciamocelo: la mela non cade mai lontano dall’albero). Il bel poliziotto con aspirazioni alla Madre Teresa dovrà faticare non poco per far capire a Bobby che non c’è nulla di disonorevole a chiedere aiuto o accettarlo. A volte una mano tesa è per offrire aiuto, non per dare uno schiaffo. Certo, Tommy ci sente poco da quell’orecchio! Grazie al Cielo Bobby ha una pazienza eterna, e riesce a ribaltare (con molta fatica e altrettanto tempo) la mentalità di Tommy da “che bello, la vita non mi va così di merda”.

«Non lo so. Ma quel ragazzo sta elemosinando un po’ della tua attenzione. Sa di essere più o meno al decimo posto nella tua lista delle priorità e lo accetta, ma non resterà qui ad aspettare in eterno, sai?»

Non vi dirò nulla di più, dovete leggere e piangere anche voi. Spenderò due parole solo per l’ambientazione, questo quadretto da white trash: assolutamente perfetto. Crudo ma non volgare, vero in ogni più piccola bassezza. Un vero spaccato di vita per tante persone che, con l’eufemismo più grosso del secolo, “non se la passano tanto bene”. 4 arcobaleni e mezzo, e l’augurio di poter leggere altro di questo autore fantastico!

(P.S. ma la Triskell non sbaglia mai un colpo? E non parlo solo della copertina…)

4,5 arcobaleni


Pinkie


***

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